UN NUOVO MODO DI CONCEPIRE L’ONCOLOGIA (Il ruolo della ghiandola pineale)

La Psiconeuroendocrinoimmunologia nella cura dei tumori

Il professor Paolo Lissoni, oncologo e specialista in immunoterapia di fama mondiale, notissimo presso la comunità scientifica internazionale, sviluppa la Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) nel campo delle cure oncologiche.

L’oncologia futura deve valutare, come già si diceva negli anni Ottanta e Novanta, anche la potenzialità immunologica del malato.

Oltre all’oncologia classica, la chemioterapia è utilissima, ad esempio, ma è impensabile concepirla ed applicarla senza conoscere il vissuto psichico e immunitario dell’ammalato, serve una corretta valutazione della condizione biologica, endocrina e immunologica del paziente, anche dal punto di vista psicologico, in quanto esso è una persona umana, una nella sua trinità. Oggi, di fatto, nell’atto oncologico la persona non esiste: non si guarda la persona nella sua totalità, ma solo come un corpo fisico colpito da tumore.

Il Prof. Lissoni, di origini milanesi, è stato dirigente medico presso il servizio di Oncologia Medica del reparto di Radioterapia Oncologica dell’ospedale San Gerardo di Monza. Ha inoltre nel proprio curriculum più di cinquecento pubblicazioni scientifiche e collaborazioni con le maggiori riviste internazionali di medicina.

Nel 2003 ha ricevuto il premio dal National Cancer Institute di Washington per le sue ricerche nel campo della Neuroimmunoterapia dei Tumori. Punto focale del lavoro di Lissoni è concepire il malato secondo una visione trinitaria: un insieme di corpo, psiche e spirito e non solamente come un corpo colpito da una patologia.

Perchè una terapia con gli ormoni pineali?

L’indagine sulla ghiandola pineale potrebbe favorire una nuova cooperazione tra la filosofia e le scienze biologiche. Numerosi studi hanno dimostrato come il progressivo declino della funzione della ghiandola pineale coincida con una più frequente alterazione endocrina nei pazienti affetti da cancro. Ciò potrebbe giocare un importante ruolo nella stessa prognosi della malattia, grazie alla ben documentata azione anticancro della melatonina e le altre qualità pineali.

La terapia dei tumori umani a base di melatonina è giustificata per almeno tre ragioni:

  • È una terapia endocrina sostitutiva per correggere la deficienza pineale correlata al cancro.
  • L’attività anti-cancro della melatonina dovuta all’azione anti-proliferativa (modulando l’espressione di oncogeni e anti-oncogeni ed i processi apoptotici), attivazione dell’mmunità anti-cancro (accrescendo in particolare l’attività e il rilascio dell’IL-2 dai linfociti TH1 e la stimolazione della secrezione dell’IL-2 da parte delle cellule dendritiche), e proprietà antiossidanti.
  • È una terapia palliativa, specificatamente per la cachessia, la debolezza e trombocitopenia collegate al cancro, per le proprietà anticachettiche e trombopoietiche della melatonina.

E’ stato dunque dimostrato che la progressione neoplastica si associa ad una concomitante progressiva riduzione della funzionalità endocrina pinealica, la quale rappresenterebbe pertanto il principale difetto endocrino caratterizzante la malattia tumorale . Fino a pochi anni fa l’unico ormonale pinealico studiato era costituito dalla melatonina (MLT). Oggi è invece noto che la ghiandola pineale produce almeno altri 3 ormoni di natura indolica, oltre a fattori peptidergici quali il tripeptide epitalamina, vale a dire:5-metoxitriptamina (5-MTT), 5-metoxitriptofolo (5-MTP), 5-metoxi-iridol-acetico (5-MIA). In vitro, tutti questi 3 ormoni si sono dimostrati provvisti di attività antiproliferativa antitumorale, non solo, ma la 5-MTT è apparsa addirittura superiore alla stessa MLT in termini di inibizione in vitro della crescita tumorale. Allo stesso modo, al pari della MLT, questi 3 altri indoli posseggono attività antiossidante. Infine, essi possederebbero pure effetti immunostimolanti antitumorali che, tuttavia, devono ancora venire adeguatamente studiati. Dati preliminari parrebbero dimostrare che tali effetti immunostimolanti siano differenti rispetto a quelli esercitati dalla MLT. Infatti, mentre la MLT agisce per lo più sui linfociti T helper-1 (TH1) stimolando la produzione di IL-2 e sulle cellule dendritiche stimolando la produzione di IL-12, aumentando quindi la produzione delle due principali citochine antitumorali nell’uomo, la 5-MTT agirebbe preferenzialmente a livello macrofagico, riducendone gli effetti pro-tumorali ed amplificando quelli antitumorali, orientando quindi i macrofagi in senso anti-neoplastico.

In sintesi, la mancata risposta immunobiologica antitumorale, responsabile dell’evoluzione dalla singola cellula maligna alla malattia cancro, dipenderebbe sia dall’esistenza di cellule immunitarie provviste di attività immunosoppressiva (in particolare i macrofagi ed i linfociti TH2), sia dalla presenza nel paziente di una condizione endocrina alterata in senso pro-tumorale, conseguenza questa a sua volta almeno in parte di un particolare vissuto disarmonico psicospirituale. Alla luce delle conoscenze attuali, quindi, l’atto terapeutico in Oncologia medica non potrà che consistere innanzitutto nella correzione delle numerose anomalie immunoendocrine presenti nel paziente oncologico ed evidenziabili oggi su semplici prelievi di sangue venoso periferico, al fine di ristabilire la biochimica psiconeuroimmunologica dello stato di salute.

Presso lo Studio il Faro, situato a Melegnano in via Gramsci 22, è possibile prendere un appuntamento per una consulenza con il Prof. Paolo Lissoni telefonando dalle 9.00 alle 20.00 al seguente numero di cell 331 4043016

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